La storia
Al centro della cucina c’è Idrissa Kaborè, nato in Burkina Faso e cresciuto a Genova. Ha un tono di voce pacato, una delicatezza nei modi di fare che al ristorante Le Goût di Bergamo sono anche l’espressione dei suoi piatti: tradizionali, elaborati e sperimentali, in un ambiente che invita a degustare piatti preparati con cura, in uno spazio informale e accogliente, dove le volte antiche, che fanno capolino dall’alto, si sposano con il candore dei tavoli bianchi e il ferro battuto delle finiture.
«Gli affreschi delle sale ci hanno colpito subito quando nel 2016 abbiamo scelto questa location: da Chiesa a luogo sconsacrato, questo spazio ci ha accolti e noi ora qui ci sentiamo a casa». Idrissa parla piano e sorride, racconta la bellezza del luogo e la sua vita intensa, fatta di sapori che si mescolano, aromi che non si dimenticano. «Dal 1991 sono cresciuto a Genova, avevo 12 anni. Ho imparato i sapori di questa terra, li ho fatti miei, li ho amati».
Di strada ne ha fatta, nelle cucine dei locali in giro per l’Italia e non solo, da Saint Tropez a Montecarlo, è finito pure a “La prova del cuoco” e a “Cuochi d’Italia” con Alessandro Borghese oltre ad altre trasmissioni di cucina.
Gli inizi sono indimenticabili: «Ai fornelli mi ci fece mettere la mia seconda mamma, Anna: da lei ho imparato a usare il mortaio per preparare il pesto alla genovese, ho impastato la mia prima pasta fresca e tiravo la sfoglia per fare i Mandilli al pesto genovese, piatto presente nel mio menù e richiestissimo».
E pensare che lui voleva fare il medico: «Ma avrei dovuto dipendere economicamente troppo dalla mia famiglia. Sono molto orgoglioso, non avrei mai potuto».
L’ingrediente segreto di Idrissa è la memoria: «Ognuno dei miei piatti contiene almeno un pizzico di memoria, con semplicità provo a raccontare una storia». Ecco perché, dalle storie di vita di Idrissa scaturiscono i piatti più amati, del suo cuore: «La gioia è un ingrediente che non manca mai nei miei piatti e che consente di riconoscerli» spiega lo chef che è una continua sorpresa, come i suoi piatti: «La cucina è il mio regno insieme a mia moglie Brunella, che condivide questa mia passione: viviamo di creatività. Mia cognata Gabriella ed Alice ospitali e solari si occupano della sala. Siamo una famiglia che ama ciò che fa, viviamo di tradizioni e sperimentazioni: il cibo è una strada di comunicazione tra le diverse culture e si sa che il legame fra cibo e cultura è qualcosa di universale, ancestrale e se vogliamo elementare».
Il menù è un mix tra i sapori del mondo francese, ligure, campano, terra di origine di Brunella: «Ho amalgamato i sapori intensi della cucina napoletana, ho assimilato ricette e ingredienti e creato nuovi piatti che scaturiscono dal mio provare e ricercare, ricordando e rispettando sempre le influenze bergamasche. Infatti nel mio menu sono presenti i Casoncelli, gli Scarpinocc ed il brasato che sollecitano ogni giorno la mia fantasia».
Questo è per Le Goût fare cultura attraverso la ristorazione: «La nostra cucina è mescolanza: è una straordinaria ricchezza e significa rispetto per gli altri, libertà di espressione, dignità umana e, cosa fondamentale, eguaglianza fra gli esseri umani».
La soddisfazione più grande? Leggere lo stupore, la meraviglia e la bellezza negli occhi dei nostri ospiti: questo perché abbiamo sempre pensato che la cucina sia un’arte, da rispettare, da vivere e offrire onestamente. Per fare bene e fare buono.
Con una peculiarità: il ristorante è anche bistrot e ha un orario, in estate, allungato nella giornata, coprendo il pomeriggio e offrendo ai tanti turisti a Bergamo un pasto in qualsiasi orario. Molto richiesti i Croque di chef Idrissa: il locale è infatti specializzato in numerose tipologie di Croque Monsieur, dal tradizionale alle varianti vegetariane, con un menù versatile per tutti i gusti e le esigenze, pensato per soddisfare chi va di fretta, chi ha voglia di qualcosa di sfizioso, chi cerca un locale dove parlare di lavoro o chi vuole regalarsi una cena romantica. Tutto ciò che si desidera, pensando a Le Goût come un filo conduttore tra storie diverse e in qualche modo connesse. Un luogo in cui sentirsi parte di qualcosa di più che un locale, quartiere, città o nazione. All’insegna del gusto.