La storia
Un progetto intraprendente ed emozionante di una coppia bergamasca che conosce bene Bergamo e i suoi prodotti. «Vogliamo raccontare il territorio e le tradizioni bergamasche selezionando materie prime locali, genuine, controllate e garantite, con una qualità che esprime l’attenzione di chi le ha fornite e di noi che le trasformiamo» spiega molto chiaramente Paolo Chiari.
Lui e sua moglie Simona Di Salvio hanno iniziato nel 2005 questo progetto, partendo da via Tassis: «Siamo rimasti fino al 2017 in questa strada antica; nell’agosto di quell’anno il trasferimento grazie alla possibilità di acquisire i meravigliosi spazi di Piazza Vecchia». E’ cambiata anche l’offerta: «Ci siamo evoluti, mantenendo però la nostra filosofia e l’attaccamento al prodotto bergamasco – spiega Paolo Chiari -. Ovviamente abbiamo esteso l’offerta, il bacino di utenza è cresciuto e abbiamo così scelto anche di attualizzare la proposta, con un’immagine più contemporanea di una proposta comunque radicata alle radici». Qualche esempio: «La nostra visione è quella di recuperare le tradizionali tecniche della cucina bergamasca, dal coniglio cucinato in padella come faceva la mia nonna al brasato che non è brasato se non cuoce le sue 9 ore». Quel senso di attesa, di preparazione, di una cucina famigliare, antica, dai sapori genuini: «Il tutto con impiattamenti contemporanei che impreziosiscono l’offerta, la valorizzano».
Del resto la tradizione, Paolo Chiari ce l’ha un po’ nel sangue: «Nasco da una famiglia di ristoratori: dalla fine dell’Ottocento i miei parenti hanno gestito una trattoria in Città Alta e mio nonno arriva dal mondo dei formaggi». Paolo è cresciuto in mezzo al profumo del Parmigiano: «Nonno Emilio era di Parma, io però ho una predilezione per i formaggi bergamaschi, li amo al naturale e il mio preferito è lo Strachitunt: intenso, è patrimonio storico della Bergamasca».
Con il formaggio non manca la polenta: «Così come il coniglio e i casoncelli». Con una scelta ben precisa: «Ho deciso di utilizzare i casoncelli certificati con il marchio Città dei Mille Sapori, per fare rete con le nostre tradizioni e per valorizzare il patrimonio gastronomico – spiega Paolo Chiari -, così come per la polenta abbiamo scelto al Mulino Leidi di Paladina una farina bramata integrale con una macinatura grossa».
La polenta resta il fiore all’occhiello della cucina de Lalimentari: «Il premio come miglior polenta durante la trasmissione “Quattro ristoranti” di Alessandro Borghese, nel 2017, ci ha portato notorietà e ancora oggi i nostri ospiti ricordano quel riconoscimento». Sorride schivo, Paolo Chiari e si guarda intorno nel nuovo locale: «Ha pensato a tutto Simona. Le pareti ospitano artisti locali, ma anche nazionali e internazionali, con una programmazione che permette un continuo scambio culturale. Come i quadri, tutto quello che c’è al ristorante è in vendita: dai bicchieri alle lampade, fino ai prodotti enogastronomici che presentiamo». Il messaggio è chiaro: portarsi a casa le emozioni vissute, i sapori, pezzi di bellezza, «e così noi intanto ci evolviamo, mutiamo con le stagioni, presentiamo nuove idee, con una mente aperta, libera».
Libera di provare: «Anche degustare: siamo anche una enoteca e il vino è una mia grande passione, tanto che la carta dei vini qui è lunghissima con oltre 600 etichette e i corretti abbinamenti al cibo bergamasco. L’offerta è internazionale, ma crediamo molto nella nostra Regione e nel territorio locale, con il Valcalepio». Ma non solo, perché la birra è nel cuore di questo ristorante: artigianale, ci sono la Bionda, la Bianca e la Rossa con tre etichette speciali disegnate da Valentina, 9 anni, estro creativo e la bellezza di colori. «Nostra figlia aveva già disegnato l’etichetta di un vino della Franciacorta che abbiamo prodotto con il nostro nome, e si è occupata anche delle etichette delle birre, con una coccinella azzurra, rossa e gialla». Bellissima, perché felice, pronta per spiccare in volo. Sempre in movimento. Proprio come questo microcosmo di sapore e colore.