La storia
Prima di tutto c’è la storia, con la loggia in arenaria della cascina del Quattrocento, le travi a vista e il grande camino della sala principale: «Dettagli che sono le radici di questo ristorante, elementi che regalano agli ospiti l’atmosfera di un’epoca passata» spiega Graziano Foresti, lo chef e il titolare con la moglie Mina Putelli.
Sono loro che hanno preso in mano questo luogo: «Un passo dopo l’altro. Ho iniziato io, giovanissimo 23enne con alcuni amici. Poi, con il passare del tempo, ho proseguito da solo: volevo intensamente vivere questo posto e l’ho reso, un pezzo alla volta, parte di me». E di Mina, sommelier come il marito e attenta padrona di casa, che si occupa dell’accoglienza degli ospiti. Anche perché qui sembra di essere a casa: «Sicuramente dipende dall’arredo: la cultura delle cose belle ci appartiene, e amiamo questi muri dal sapore rustico ma anche elegante – spiega Mina -. Poi ci sono anche i quadri che fanno il loro effetto: oltre alla presentazione di artisti contemporanei, locali e non, abbiamo scelto dei falsi d’autore per valorizzare le pareti, impreziosire l’ambiente, permettendo di godere della bellezza di grandi opere».
Calzano a pennello in un ristorante che, con la bella stagione, si arricchisce dello spazio all’aperto, una chicca romantica con il dehor che è perfetto per cene a lume di candela. «E’ una parte di questo casolare del Quattrocento che negli anni abbiamo sistemato e reso sempre più esclusivo» continua Graziano che di esclusività può parlare anche in cucina: «Dal 1983 ad oggi abbiamo valorizzato la materia prima, tenendo in grande considerazione la tradizione culinaria del territorio, con un tocco sempre sperimentale che ci permette inediti e moderni accostamenti».
Cucina, quindi, che parte dalla stagionalità, con un valore aggiunto: «Passo dopo passo, l’esperienza in Italia e all’estero mi ha forgiato e dato la base per creare quello che ora La Corte del Noce propone: una cucina attenta alla materia prima, alla sua stagionalità. Negli ultimi anni ci siamo tra l’altro dedicati anche a creare un orto che ci permette ora di godere di una produzione a chilometro zero ancora più speciale». Erbe aromatiche, ma anche verdure come la zucca, i cornetti bianchi o il cavolo nero e le zucchine trombetta, che sono complemento a un menù di terra e di mare. Piatti che sono la storia di questo ristorante, perché ragionati, espressione del valore della materia prima e frutto di un’elaborazione che mette in risalto sapori eccellenti: «Penso al nostro “Il lago e i suoi pesci”, filetti di lavarello, persico, luccio perca, trota salmonata e anguilla fumé con maionese al germoglio di mertensia, così come mixa sapore, tradizione e innovazione la nostra “Nuvola di Tiramisù”». E poi c’è una scelta selezionata di carni, fiore all’occhiello del ristorante «anche per il pesce optiamo per ricette che consentono di valorizzare il sapore, mai stravolgendolo e sempre permettendo di far emergere la peculiarità del prodotto selezionato. Inoltre, dal pane ai dolci fino alle paste, tutto ciò che offriamo è fatto in casa».
Non manca l’eccellenza del vino, passione della coppia: «Siamo entrambi sommelier – spiegano Mina e Graziano – e dedichiamo grande attenzione alla scelta del prodotto e del produttore, con una cantina che ha oltre 400 etichette e che si sviluppa su una ricerca nazionale e internazionale».
Il tutto con una filosofia che valorizza il dettaglio, anche il più piccolo: «Questa è davvero la nostra vita e la nostra casa. Questo luogo antico la cultura ce l’ha dentro, e noi siamo aggrappati alle sensazioni che ci trasmette ogni giorno. La mia cucina è la storia di un amore per questa vita, fatta di sapori e di armonia – conclude Graziano che ricorda -. Questo posto ha una data speciale da ricordare: il 1999, anno in cui da ristorante esclusivo per lo Sporting Club Villa D’Adda, abbiamo aperto al pubblico. A stimolarmi, con spirito critico e grande motivazione, fu un nostro ospite, sempre molto attento ed esigenze. Le sue riflessioni ci diedero il là per quella che è stata e continua ad essere una grande avventura».