Fare cultura vuole dire trasmettere i valori di una famiglia, l’amore per il proprio lavoro e la voglia di continuare a crescere, innovarsi, per radicarsi su un territorio che ha ancora molto da raccontare. Il ristorante Fatur è una storia di oltre un secolo: un ristorante che ora è gestito dalla quarta generazione delle famiglia Comi. «Alla base una rete unita di parenti e sentimenti, un legame radicato e fortissimo: una vera e propria squadra che parla di collaborazione e grande esperienza».
Mentre Patrizio Comi racconta, si percepisce la solidità di una famiglia che vive di passioni: ci sono Pierangelo Comi con la moglie Bruna Sangalli e con loro i figli Patrizio e Matteo che gestiscono questo locale fondato nel lontano 1914. «Tutto è iniziato con i bisnonni Piero e Assunta Comi. Lui era il fattore, che vigilava sul lavoro dei contadini e sul raccolto di proprietà, Assunta si occupava di preparare il ristoro per tutti, con piatti casalinghi e l’immancabile coniglio con la polenta» racconta Patrizio. I muri erano casa e locanda, ed è proprio qui che nasce l’osteria, poi ampliata con i nonni Patrizio Comi e Maria Cardinale: «Una sala in più, il campo da bocce, poi la veranda». Negli anni Settanta c’è anche Pierangelo che entra in cucina con i genitori, proprio come faranno i suoi figli anni dopo: «Il ristorante e l’hotel. La storia dell’attività è in continua evoluzione, un anno dopo l’altro – spiega Patrizio -. Un passo alla volta, un piatto dopo l’altro, con una cucina nostrana che viene elaborata, reinterpretata valorizzando gli ingredienti».
Dalla cacciagione ai funghi, la base è la cucina del territorio: «Della nostra tradizione, come il nostro Margottino: siamo partiti da un piatto nato verso la fine dell’Ottocento. Si tratta del “Margot”, piatto povero che veniva preparato con la polenta e veniva messo in uno stampino con un uovo di quaglia e le erbe che venivano raccolte nella zona. Quello che è stato per un’epoca il cibo dei contadini, lo abbiamo quindi rivisitato con un uovo cotto a bassa temperatura, fritto con la polenta, una base di erbette del territorio e il tartufo» spiega Pierangelo Comi. Immancabili anche i funghi, suo piatto speciale: «Mi occupo personalmente di conservarli e di lavorarli in cucina: il mio Carnaroli mantecato con i Funghi Porcini è uno dei piatti storici del Fatur insieme alla Guancia di Manzo brasata al Valcalepio». Vino che non manca mai negli abbinamenti e in una cantina ben fornita di un locale che dal 2009 è anche pasticceria: «E’ all’interno del ristorante, me ne occupo io, che sono il pasticcere del Fatur – spiega Matteo -. Proprio da qui arrivano i dolci e i gelati del locale e soprattutto il Dolce del Fatur: si tratta di uno Zuccottino ripieno di frutta candita preparato con una base di farina di mais di Martinengo e servito con salsa al cioccolato».
La proposta in menù è variegata, dalle carni fino al pesce, cercando sempre di «prediligere prodotti a chilometro zero, valorizzando il territorio e la sua peculiarità che per il Fatur sono la base di un percorso intrapreso cent’anni fa: «Abbiamo sempre parlato una unica lingua: quella dell’accoglienza – conclude Pierangelo Comi -, delle relazioni. Di persone che si incontrano attorno a un tavolo, con intimità e passione, per nuovi gusti e sorrisi».